Workshop con Alberto Garutti
Alberto Garutti ha offerto agli artisti in residenza una visione estremamente nuova rispetto al ruolo dell’artista e al suo collocamento nel mondo reale, in quanto figura poliedrica che si confronta con il contesto pubblico, la committenza e la comunità.
Artista nella vita, architetto di formazione, Alberto Garutti ha sviluppato una metodologia di approccio all’opera che riflette sul rapporto tra arte e pubblico fuori dal contesto specializzato del mondo degli addetti ai lavori. Questo a partire dalla sua prima commissione pubblica, quando a Peccioli nel 1994 decide di assumere una posizione critica rispetto al sistema dell’arte, e di realizzare un lavoro-manifesto con l’intenzione di caricare il ruolo dell’artista di nuove responsabilità, spesso interessato a presentare la propria autorialità più che a ridisegnare un nuovo rapporto tra l’opera e il contesto cittadino. È nel dialogo con le persone quindi che hanno preso vita la ristrutturazione del Teatro di questo piccolo comune toscano, “dedicato alle ragazze e ai ragazzi che in questo piccolo teatro si innamorarono”, ma anche altri lavori come le installazioni permanenti di Trivero (2009), che ritraggono i cani appartenenti alle sue famiglie – dedicate “a loro e alle persone che sedendosi qui ne parleranno” – o ancora il più recente Le Tre Soglie a Ca’ Corniani (2019), scaturito dall’incontro con un agricoltore del territorio.
Ecco che per gli artisti in residenza un approccio simile ha gettato luce su possibilità inedite rispetto al loro sviluppo personale. Nel rapporto con i giovani, il metodo di Alberto Garutti non si esplica secondo le caratteristiche dell’insegnamento tradizionale, quanto del confronto e dello scambio reciproco, che tra l’altro ha formato tutta una generazione di artisti tra i quali Lara Favaretto, Roberto Cuoghi, Patrick Tuttofuoco, Stefania Galegati.
«Finalmente Firenze da un decennio a questa parte si sta attivando, si sta rigenerando proprio sul piano dell’arte contemporanea, un’atmosfera che mi è parsa subito gradevole, ed è stato confermato dall’incontro con questi giovani. Artisti interessati, partecipativi, aggiornati, con una qualità di lavoro molto apprezzabile e con un respiro internazionale, questa è stata una piccola sorpresa che mi ha fatto molto piacere, come d’altronde l’arte e la realtà della vita prevede che sia oggi. Quindi è stato interessante, si è creato un clima anche adatto allo scambio dei punti di vista, ai ragionamenti sulle opere, sul mondo dell’arte e sull’arte in un’accezione un po’ più ampia.»