PONTE, la grande mostra collettiva ideata da Andreas Angelidakis
Domenica 23 febbraio, al tramonto, si è chiusa “PONTE”, la grande mostra collettiva sul tema del ponte, nata dall’open call ideata dall’artista Andreas Angelidakis in collaborazione con NERO, Fabio Quaranta e Archivio Personale.
All’open call hanno partecipato più di 200 autori: architetti, bambini, ingegneri, amatori, artisti, studenti, designer, pensionati, street artist, illustratori, fotografi, visionari, ecc. Tutti hanno portato un proprio contributo, provando a rispondere alla chiamata pubblica di Manifattura Tabacchi.
Guarda il video
Una accanto all’altra, tutte le proposte sono state presentate senza pre-selezione, senza seguire nessun ordine o grado, su tavoli industriali allestiti in modo evocativo dallo stesso Angelidakis. Lo spunto iniziale ha prodotto un catalogo vastissimo di forme e possibilità.
Ponti sospesi tra le nuvole, ponti spezzati, ponti che attraversano corsi d’acqua o piccoli canali urbani, ponti che bloccano flussi di parole, ponti che uniscono, ponti che provano a ricucire disastrose falle ingegneristiche della nostra cronaca recente, ponti di fiori, ponti attraversati da soggetti improbabili, ponti fatti di radici, di pietra, di parole, ponti diventati pretesto per collage e sculture in gesso, ponti in legno autoportanti che danno una plastica misura delle forze fisiche che concorrono a tenere elementi sospesi e in equilibrio tra loro, ponti avveniristici, accompagnati da visionari progetti tecnici.
Guarda il video
All’interno di questo immaginario così vario e quasi infinito, dispiegato sui tavoli in modo informale, ognuno ha potuto costruire il proprio percorso visivo e la propria narrazione, ha potuto dare una funzione specifica all’esperienza, ha potuto giudicare e reimmaginare un luogo fisico, un tema, un aspetto formale, o anche una questione politica.
“PONTE” ha fatto in modo che il pubblico della mostra potesse contribuire con una partecipazione attiva, portando all’interno dello spazio una parte di sé, contribuendo a creare una nuova e temporanea comunità in cui discutere e condividere idee. Non solo per decostruire il modello espositivo classico e contrastare l’elitismo di certi contesti; ma per mescolare i piani, aprire nuove ipotesi, dare spazio a voci inedite e accostarle, l’uno all’altra, per provare ad immaginare nuovi ambiti per il confronto creativo.
Alla fine abbiamo discusso insieme al pubblico quali erano i ponti che preferivamo, quelli che meglio esprimevano o raccontavano storie, idee o condizioni che la collettività stessa – fatta di autori ma anche di spettatori – riteneva più significative. In palio non c’era nessun premio, nessuna moneta di scambio pratica, se non quella di vedere le proprie idee prendere forma e diventare le fondamenta di quel “ponte” immaginario che abbiamo cercato di costruire insieme in questi giorni.