La meraviglia, la mostra virtuale delle Residenze d’Artista
la meraviglia
La mostra della II edizione delle Residenze d’Artista di Manifattura Tabacchi
2019-2020
la meraviglia
orari mostra
catalogo la meraviglia
La meraviglia è il secondo capitolo del programma triennale di Residenze d’Artista di Manifattura Tabacchi.
In mostra le opere di Davide D’Amelio, Anna Dormio, Bekhbaatar Enkhtur, Esma Ilter, Giulia Poppi e Negar Sh. Accanto a queste figurano le opere collettive, frutto dei laboratori che gli artisti in residenza hanno realizzato durante sei mesi insieme a Stefania Galegati, Rä Di Martino, Pantani-Surace, Goldschmied & Chiari, Elena Mazzi e Robert Pettena.
La residenza è stata una piattaforma non solo per la creazione artistica e la ricerca individuale, ma anche per lo scambio di idee e la progettazione di opere collettive, grazie a un fitto programma di workshop e seminari con artisti e curatori affermati a livello nazionale e internazionale, quali Domenico Bianchi, Alberto Garutti e Giacinto Di Petrantonio.
Le opere degli artisti in residenza raccontate dal curatore Sergio Risaliti
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OPERE INDIVIDUALI
«A OTTO ANNI LUIGI XIII FA UN DISEGNO SIMILE A QUELLO DEL FIGLIO DI UN CANNIBALE DELLA NUOVA CALEDONIA. A OTTO ANNI HA L’ETÀ DELL’UMANITÀ, ALMENO DUECENTOCINQUANTAMILA ANNI. QUALCHE ANNO DOPO LI HA PERDUTI, HA SOLO TRENTUN ANNI, È DIVENTATO UN INDIVIDUO, E SOLO UN RE DI FRANCIA, VICOLO CIECO DAL QUALE NON È MAI USCITO. COSA C’È DI PEGGIO DELL’ESSERE COMPIUTI?» (ANCORA E ANCORA HENRI MICHAUX).
di DAVIDE D’AMELIO
2020
ACRILICO E TEMPERA SU TELA E SU PARETE
TRE ELEMENTI: CENTRALE 180 X 210 CM, LATERALI 120 X 160 CM
Ho sempre ammirato, da che l’ho perduta, l’infanzia; la dimensione immaginifica potente del bambino, la sua capacità di meravigliarsi delle cose del mondo, e il desiderio impulsivo di ricercare la paura. Inizia così il mio viaggio nella Manifattura Tabacchi, riscoprendo il desiderio della paura su ciò che è diventato ignoto, scendendo giù nelle cantine buie, nei sotterranei, sovrapponendo un’idea storica a una psichica, quella dell’inconscio, della memoria, dove ho incontrato dei giocattoli che erano stati lasciati, lì, in un mucchio con altre cose da bambini. C’è stata una visione, un’epifania.
Così questo residuo storico e residuo mnemonico, diventano innesco e soggetto dell’opera. Come un bambino ho cercato di sfigurare la figurazione. Ho cercato di guardare come un estraneo, «già che il bambino giunge nel proprio corpo come un estraneo» (Henri Michaux). Tutti a otto anni o giù di lì abbiamo disegnato il cielo sopra l’orizzonte. Da estranei ci siamo chiesti: cosa c’è davanti? L’orizzonte o il cielo? «E giunge da estraneo anche nella nostra civiltà e sulla terra» (ancora Henri Michaux). Tant’è che Alberto Savinio nell’appendice a un suo romanzo, Tragedia dell’infanzia (1937), definisce questo primigenio momento della nostra vita “pericolo rosa” a cui tutte le strutture pedagogiche tentano di porre rimedio di modo tale che si diventi adulti nella normatività della società civile.
A Far-off look
di ESMA ILTER
2020
TESSUTO, LEGNO
DIMENSIONI DETERMINATE DALL’AMBIENTE
La relazione problematica con la casa inizia con una vita fatta di spostamenti, passando da una città affollata a un’altra, di casa in casa. A causa dell’urbanizzazione, le dimensioni diminuiscono e le case sembrano scatole con i muri. Questa transitorietà ha spezzato il legame organico che collega la casa con il luogo in cui si trova. Entrambi appaiono come pezzi separati di un ordine sintetico.
Man mano che la casa viene modernizzata e idealizzata, diventa sempre più astratta: un oggetto che non può essere né costruito né desiderato.
Il ricordo della casa è legato ai luoghi in cui l’artista è vissuta, dove è cresciuta e che poi ha dovuto lasciare. Ilter ha iniziato a disegnare le planimetrie delle case in cui aveva abitato partendo da un processo mnemonico-architettonico. Mentre stava disegnando le planimetrie, decise di tornare al primo ricordo sfocato di bambina.
L’artista ha cercato di ricostruire un ricordo, basato su una memoria fotografica dell’infanzia, per crearne uno spazio il più possibile vicino a tutte queste immagini eidetiche. «Quando chiudo gli occhi, mi immagino lì, conil suono proveniente dal mare, sotto un sole accecante, in un grande giardino.»
Apolide
di NEGAR SH
2020 CERA, VISTO
DIMENSIONI DETERMINATE DALL’AMBIENTE
Con l’opera Apolide, l’artista prova a spiegare la difficile condizione dell’immigrazione e allo stesso tempo la necessità vitale che un tale spostamento comporta: prende la parola chi decide di lasciare tutto, chi non ha più un posto dove sentirsi sicuro e che decide di buttarsi in un mare sconosciuto, senza avere nessun indizio per il passo successivo. La trasparenza del materiale mostra la mancanza di conoscenza dei migranti e il modo in cui a volte la loro immagine all’estero possa indurre in errore e aprire una nuova serie di difficoltà.
L’artista ha inserito, al centro dell’installazione, il suo primo visto italiano, per il quale ha dovuto attendere a lungo, nella speranza di essere considerata una persona valida e che cerca nuove opportunità per il proprio futuro.
Reflection
di NEGAR SH
2020
SPECCHIO, CERA
297 X 230 CM
In Reflection, l’artista riflette sulla sua identità. L’immagine virtuale di un personaggio, che è emigrato dal proprio paese verso un paese sconosciuto, può costringere altre persone a giudicarlo in base alla propaganda e alle informazioni limitate a disposizione sul suo conto. Tuttavia, una persona che decide di lasciare il proprio luogo di nascita non può cambiare in modo massiccio la propria personalità e la propria tradizione al punto da essere considerata diversa anche nel suo paese di origine: pensarlo significa fare un errore di valutazione.
Il lavoro cerca di mostrare il processo di fusione e di sacrificio che questa riflessione comporta di fronte al pubblico e di fare da schermo a eventuali comportamenti razzisti.
Fanta Vergini Senza Paura
di GIULIA POPPI
2020
STRUTTURA SCENOGRAFICA, CEMENTO, FIORE DI PLASTICA
420 X 420 X 420 CM
Il ministro dello spazio Edward N. fa seguire alle sue cosmonaute degli strani metodi di allenamento. La quindicenne Giulia Poppi, scelta per il prossimo viaggio sulla Luna, deve per esempio rotolare giù da una collina, rannicchiata in un barile e volteggiare con una liana da una pianta all’altra. In questo modo, ha spiegato E.N., si abitua agli atterraggi violenti e all’assenza di gravità. Malgrado l’entusiasmo e la buona volontà di questa imitatrice di Attilio Regolo, il viaggio sulla Luna è però tutt’altro che sicuro.
Al ministro dello spazio mancano infatti sette milioni e mezzo di sterline per attuare il progetto. E.N. confida nell’UNESCO, cui ha inviato una richiesta scritta per un prestito. Per adesso, ha dichiarato, disponiamo solo di alcuni libri e di modellini americani. Il titolo di ministro dello spazio se lo è dato da solo E.N., che dirige L’Accademia di Scienza di L. e che ha raccolto intorno a sé sei cosmonauti riforniti di libri di avventure spaziali per bambini, incaricati di disegnare un vessillo (un’aquila sul fondo di un cappello e una lancia) e s’è accinto ad aspettare. L’ispirazione m’è venuta dal Dio Mulanga. lo so che Mulanga ha costruito delle capanne sulla Luna. Le capanne sono adesso senza tetto e le scambiamo per crateri. Bisogna che rendiamo omaggio al dio. Manderemo G.P., che è la più brava e la più bella. Il viaggio sulla Luna, nel progetto del ministro dovrebbe aver luogo entro l’anno prossimo.
Liberamente tratto da Fanta Vergini Senza Paura del settimanale ABC n.18, 1967.
Boom Boom Papà
di ANNA DORMIO
2020
RITAGLI DA CATALOGHI DI ARMI SU PARETE
DIMENSIONI VARIABILI
Il titolo dell’opera rievoca un’espressione d’infanzia dell’artista, da sempre vicina alle armi per via dell’attività professionale paterna, titolare di un’armeria. Sottratte alla loro funzione, le armi rappresentano una presenza ludica e “affettiva”, in grado di suscitare il ricordo e la presenza del padre pur all’interno di un contesto straniante. Radunati come a definire un archivio personale, l’artista accumula in maniera ossessiva ritagli di pistole e fucili provenienti dalle tante riviste presenti per casa e nell’armeria di famiglia, ripetendo un gioco ingenuo e innocuo. Affrontando con leggerezza il tema della crescente diffusione delle armi e della militarizzazione della società occidentale, le armi vengono “defunzionalizzate” presentando la loro inconsueta innocenza e svelando una personale sensibilità del tutto stridente rispetto alla natura dell’oggetto.
volpe
di BEKHBAATAR ENKHTUR
2020
CERA, RAMI D’ALBERO
DIMENSIONI DETERMINATE DALL’AMBIENTE
Ricordi del passato
Rimane negli occhi chiusi
Galleggia nell aria
Tocca la luce del sole
Odore di unto
Si infiltra nel pensiero
Sogno di ieri notte
Soffiato dal vento della mattina
OPERE COLLETTIVE
I sei artisti in residenza si sono confrontati con la progettazione di opere collettive, realizzate al termine di un fitto programma di workshop e seminari che per questa edizione ha visto la partecipazione di Stefania Galegati, Rä Di Martino, Pantani-Surace, Goldschmied&Chiari, Elena Mazzi e Robert Pettena.
WS1 - Stefania Galegati
TUTTO PARTE DAL PROBLEMA DI ESMA CON IL PERMESSO DI SOGGIORNO E DALLA VOLONTÀ DI RISOLVERLO INSIEME
di Davide D’Amelio, Anna Dormio, Bekhbaatar Enkhtur, Esma Ilter, Giulia Poppi, Negar Sh
2019
Pittura bianca
video, audio, 4 monitor a parete in loop
51’
Il lavoro nasce da una presa di posizione, radicata nella consapevolezza che trascendere la dimensione individuale significa accoglierne una universale. Intima dell’umano, ecco perché corale. Questa linea programmatica, bianca, sul pavimento dell’imparziale, ha trasformato lo spazio in un confessionale, nel quale le voci di tutti i dipendenti attuali di Manifattura Tabacchi risuonano in risposta a un invito. Una domanda che vive di utopie, vuole scomodare, far riflettere, indagare i desideri e i sogni di ognuno per un potenziale mondo diverso, aperto a scenari fantasiosi. E nel colmare la distanza tra soggetto e assenza, assenza di ciò che non è più e di ciò che non è ancora, l’immaginazione stimola al confronto con il presente, lasciando una traccia nella costruzione della nostra realtà.
WS2 – Rä Di Martino
RAW FISH
di Davide D’Amelio, Anna Dormio, Bekhbaatar Enkhtur, Esma Ilter, Giulia Poppi, Negar Sh
2019
installazione video, sei monitor,
18’12’’
Esplorazione del video come mezzo e delle sue potenzialità espressive, l’opera è il risultato di un esperimento che, fissando il punto di partenza in uno stesso oggetto, indaga i punti di arrivo in territori interiori completamente diversi. La trasparenza della bolla e il colore rosso del suo discreto ospite diventano manifesto, collocandosi di volta in volta all’interno di un film muto, una performance, un canto, un racconto. L’oggetto diventa soggetto e in questo passaggio ciascun artista realizza una narrazione singolare nelle premesse e collettiva nella restituzione, che si fa flusso di coscienza, dichiarazione politica, sguardo solitario e che recupera archetipi e smussa confini.
WS3 – Pantani-Surace
EDELWEISS (A bordo con i tacchi)
di Davide D’Amelio, Anna Dormio, Bekhbaatar Enkhtur, Esma Ilter, Giulia Poppi, Negar Sh
2019/2020
pasta di semola di grano duro e uova fresche
250 g
Rosse come il fuoco nel nero che sottrae le identità alla vista, violente e irregolari come tutti gli inizi, turbate e strette in bocca dalla paura. La forma della pasta all’uovo artigianale deriva dal morso parziale dei sei artisti in residenza insieme a quello della coppia di artisti, rilevato e calcato nel corso del workshop. Mentre il morso evoca la scelta di combattere per i propri ideali, l’atto del mangiare richiama il ruolo della comunità. Il lavoro offre la possibilità al mondo esterno di entrare in contatto con questi morsi, realizzando le condizioni per un’arte realmente totale, relazionale e che potenzialmente non si esaurisce mai.
WS4 – Goldshmied & Chiari
BLUE TOBACCO
di Davide D’Amelio, Anna Dormio, Bekhbaatar Enkhtur, Esma Ilter, Giulia Poppi, Negar Sh
2019/2020
vetro, vernice blu,
6 elementi 190 x 110 cm ciascuno
L’intervento site-specific è costituito da sei vetrate, in richiamo ai vetri delle finestre tinte di blu, quando Manifattura Tabacchi era in attività, per prevenire il danneggiamento del tabacco causato dalle radiazioni solari. Qui la luce filtra attraverso la superficie, rievocando la sensazione dei luoghi vissuti dagli operai. Laddove ogni gestualità pittorica caratterizza l’individualità di ciascun artista, l’opera nel suo complesso restituisce all’architettura il suo memoriale, rianimato dalle espressività singolari in un processo collettivo. Il tempo diventa l’attore con cui si costruisce la scena, scena non primaria, ma invece nuova, ed è la sua novità a dar vita e senso a quella passata.
WS 5 – Elena Mazzi
UNTITLED
di Davide D’Amelio, Anna Dormio, Bekhbaatar Enkhtur, Esma Ilter, Giulia Poppi, Negar Sh
2020
vinile adesivo, audio
Sei elementi di dimensioni variabili
Il lavoro è la trasposizione di un esercizio realizzato dagli artisti dentro e fuori lo spazio di Manifattura Tabacchi e ispirato dal testo di Georges Perec, Specie di Spazi. Lo spazio è stato attraversato, introiettato, ascoltato, frammentato e infine trasformato in testi e suoni. Nomadi, perché loro stessi sono casa, città, giardino, corridoio, memoria. Queste narrazioni individuali, legate da una tonalità ricorrente nell’identità dello spazio stesso, non si pongono il problema di come sono giunte in un certo luogo, quanto del fatto di esserci arrivate. Lo spazio si manifesta così, come qualcosa di concreto e manipolabile, attraverso delle parole e dei suoni tracciati nell’aria.
WS6 – Robert Pettena
UN-MAPPABLE ZONES FOR A DE-COLONISATION OF SPACE AND MIND
di Davide D’Amelio, Anna Dormio, Bekhbaatar Enkhtur, Esma Ilter, Giulia Poppi, Negar Sh
2020
teca, legno e plexiglass
170 x 80 x 90 cm
6 elementi (acrilico su tela, teschi bovini, stagno, video, resina, cera)
Il lavoro è una collezione antropologica di reperti di fantasia, derivato dall’atto collettivo di camminare attraverso i giardini storici di Firenze. Tra il XV e il XIX secolo questi spazi erano luoghi teatrali per l’intrattenimento e il piacere degli ospiti dell’alta società fiorentina, dove l’unione di natura e tecnologia introduceva il visitatore in un viaggio simbolico. Oggi, tour organizzati trasportano vetture cariche di turisti da una città all’altra, concedendo brevi visite ai giardini storici, divenuti posti statici e fermi nel tempo. Legata a una fascinazione istintiva e alla ricreazione delle storie che un tempo, immaginario o reale, li animarono, questa piccola Wunderkammern, al contrario, riattiva quei tesori addormentati, racchiudendoli in un archivio di universi possibili.