Librarti / La mappa dell’abbandono di Giacomo Zaganelli

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La rubrica di Living Room a cura della casa editrice Centro Di: proposte letterarie incentrate su analisi e racconto di libri d’artista, opere d’arte sotto la forma di volumi.

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Spazio

In questa rubrica abbiamo deciso di interpretare lo spazio da un punto di vista geografico e architettonico, scegliendo un libro particolare, una ‘guida d’artista’ che disegna una mappatura inconsueta della regione Toscana.

 

Il libro che abbiamo scelto è La Mappa dell’Abbandono di Giacomo Zaganelli, primo volume della collana XXI. Guide d’artista edita da noi del Centro Di e curata da Zaganelli e Alberto Salvadori.

XXI. Guide d’artista. 1 / Toscana

La Mappa dell’Abbandono

di Giacomo Zaganelli

Centro Di, Firenze, 2018
ISBN: 9788870385496
formato: 11,5 x 21,5 cm
pagine: 180 + 41 lucidi
illustrazioni: 70 b/n
in italiano e inglese

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La collana è stata ideata nel 2018 dall’editore, Ginevra Marchi, e Giacomo Zaganelli per costruire un percorso di esplorazione e conoscenza del territorio italiano, alternativo agli itinerari turistici più ortodossi. Vivendo a Firenze, infatti, siamo fermamente convinti della necessità di un’alternativa più ragionevole e vivibile al turismo sfrenato e ingestibile e crediamo che anche solo mostrare un’Italia diversa possa aiutare a riflettere sulla questione e a offrire una visione differente, una possibilità altra di concepire e anche esperire lo “spazio” che ci circonda.
Pensiamo che anche progetti importanti come Manifattura Tabacchi possano rappresentare una nuova opportunità per Firenze, per creare una scena d’arte contemporanea che coinvolga le persone e offra uno spazio di confronto e dibattito. Crediamo molto in questo e la collana ‘XXI’ vuole essere un microscopico tassello per il raggiungimento di una consapevolezza diversa nella stessa direzione.

La collana prevede 20 volumi, uno per ogni regione d’Italia più un’ultima uscita (da cui il titolo ‘XXI’). A ciascuno dei 20 artisti selezionati per creare le guide sarà affidata la regione nella quale si concentra il suo lavoro, con l’idea di contribuire a comporre un’identità dell’Italia vista attraverso le ricerche degli artisti. Utilizzabili come veri e propri strumenti conoscitivi, i volumi si propongono come guide diverse con un comune denominatore: un invito a leggere, anzi più spesso a rileggere, il territorio italiano come fonte infinita di ispirazione. 

Oltre alla Toscana di Zaganelli, il progetto è proseguito finora con la Puglia di Villaggio Cavatrulli, raccontata attraverso la ricerca dell’artista barese Fabrizio Bellomo. 

Ogni volume della collana ha una sua edizione limitata, venduta insieme a un multiplo dell’artista: La Mappa dell’Abbandono è accompagnata da 25 Polaroid scattate da Zaganelli durante le sue “girate” in alcuni dei luoghi abbandonati sparsi per la Toscana e ‘censiti’ nel volume, mentre Villaggio Cavatrulli da 10 piccole sculture in pietra leccese.

Il primo volume, di cui parliamo oggi, è dedicato alla Toscana e prende le mosse dal progetto La Mappa dell’Abbandono dell’artista Giacomo Zaganelli, che ha compiuto una vasta mappatura digitale (su Google Maps) dei luoghi della Toscana ‘dimenticati’, in disuso, di archeologia industriale oppure antichi. 

Una mappatura che ambisce a creare una maggiore consapevolezza della memoria storica del nostro Paese, dove per storico si intendono anche costruzioni recenti e non finite, oltre ad abbracciare la possibilità di riutilizzo contemporaneo delle stesse strutture, anche a fini artistici e sociali.

La pratica dell’artista investiga la dimensione sociale e pubblica dello spazio. Una necessità che scaturisce da un continuo stimolo a confrontarsi con situazioni inedite, a cimentarsi con mezzi differenti, a sperimentare e azzardare. Per citare le sue parole: “Sono portato a leggere i contesti sotto le potenzialità che offrono, piuttosto che per i limiti che impongono. Il mio è un tentativo di ribaltare il piano”.

 

Il progetto di Zaganelli nasce dalla sua esperienza berlinese: nel 2009 si trasferisce nella capitale tedesca, città piena di energia, che trasmette cambiamento e tolleranza. Parte della voglia di vivere e di divertimento che si respira in città si attiva in spazi rimasti vuoti dopo i bombardamenti e riconvertiti a luoghi di cultura (musei, club, centri internazionali d’arte).
Tornato a Firenze e sempre più consapevole della differenza tra le due città, Zaganelli decide di realizzare un progetto per stimolare un dibattito sull’argomento dei luoghi in disuso nella sua città d’origine.
Alla fine del 2010 pubblica online La Mappa dell’Abbandono, un database fotografico georeferenziato di circa una trentina di edifici abbandonati presenti nel territorio fiorentino, con l’intento di creare maggiore consapevolezza nei cittadini sul potenziale del patrimonio dismesso per lo sviluppo di economie legate a progetti culturali, artistici e sociali.

 

La mappa online è poi cresciuta, allargando la sua estensione a tutta la regione Toscana, e con lei è cresciuto anche l’interesse intorno al progetto: Zaganelli ne parla in convegni internazionali, il MOMA lo inserisce nel suo database sulle buone pratiche sociali e il Senato della Repubblica lancia un’omonima indagine conoscitiva, invitando l’artista a Palazzo Madama. 

 

Quella di Zaganelli tuttavia non è una ricerca d’archivio: l’artista esplora personalmente il territorio viaggiando per tutta la regione a ogni occasione buona. In solitaria, negli anni, salta in macchina e inizia a farsi guidare dalle strade a scorrimento lento, dall’istinto, dai paesaggi e dai paesini spopolati.

Vagando e perdendosi indaga e scopre lo spazio della sua regione, così nota ma sconosciuta allo stesso tempo. L’entroterra toscano diventa ai suoi occhi più simile alla steppa caucasica, un paesaggio che lo “riavvicina al rapporto archetipico tra uomo e terra”. 

 

Nel viaggio Zaganelli definisce la sua geografia: i distretti industriali cartari delle campagne pistoiesi e lucchesi, le fabbriche tessili lungo il Bisenzio, l’area costiera di Massa e le colonie marine, le Dieci Castella nella Svizzera Pesciatina, i paesini come Pietrabuona, Medicina, San Quirico e Pontito o Roccastrada e Sassofortino, la Riserva Naturale La Pietra e le formazioni rocciose violacee.
Attraversare lo spazio, perdersi in esso, diventa un modo di definire e ridefinire se stesso: viaggiare per trovarsi; scoprirsi attraverso l’esplorazione delle rovine contemporanee disseminate per il territorio toscano.
La rovina, metafora dello spostamento dal materiale all’immateriale, da luogo vissuto a elemento metafisico, rappresenta il passato e ci invita a riflettere sulla nostra condizione, sulle nostre radici e sul nostro futuro. 

Il viaggio dell’artista viene raccontato nel volume, nato con l’idea di ‘tradurre’ il progetto digitale in un libro che sia una vera e propria guida ad alcuni luoghi dimenticati ma anche appunto una sorta di diario di viaggio.

 

Il libro presenta infatti due livelli di articolazione: in primo luogo costituisce una guida a circa 40 dei più interessanti luoghi fra gli oltre 250 mappati su Google Maps, raggruppati in sei itinerari e accompagnati da brevi schede storiche che ne illustrano ubicazione, vicende progettuali e fasi costruttive fino alla caduta in disuso; e contemporaneamente si sviluppa come un diario di viaggio con appunti personali dell’artista, scritti a mano, che si sovrappongono e si leggono parallelamente alle schede dei luoghi visitati.

 

La grafica del volume e la mise en page seguono l’idea portante dei due livelli di lettura: una pagina leggera, in carta trasparente, ospita il taccuino dell’artista, la parte soggettiva, alternandosi alla pagina in carta di grammatura più pesante con scheda tecnica e immagine fotografica in una sequenza che va a comporre l’intero viaggio.

 

L’idea alla base del libro cartaceo è anche che il volume possa completare, supportare e reinterpretare il progetto digitale il quale si esprime nella sua totalità online, nel linguaggio più immediato, pratico e contemporaneo del web, ma che ha bisogno della carta per suggerirne il lato poetico e artistico, oltre che per compiere l’azione – fondamentale per un artista – di fermare il tempo lasciando un segno dietro di sé.

 

Per completare il cerchio tra digitale e cartaceo, al libro è legata anche l’app ‘Edizioni Centro Di’, creata con Officine Valis, da cui poter scaricare gli itinerari e, con l’aiuto di Google Maps, mettersi in macchina alla ricerca dei luoghi abbandonati del libro e in cui sono raccolti 7 brevi video girati da Zaganelli in altrettanti luoghi de La Mappa: un progetto che nasce digitale, viene sviluppato sulla carta ma ritorna al digitale, in uno scambio continuo tra spazio fisico e virtuale.

 

CENTRO DI

Fondata a Firenze nel 1968 da Ferruccio e Alessandra Marchi e oggi diretta da Ginevra Marchi, la casa editrice Centro Di è specializzata nella pubblicazione di libri di storia dell’arte, architettura, arti decorative, fra cui cataloghi di mostre, monografie, atti di convegno, cataloghi di musei, riviste specialistiche.

Il lavoro editoriale è stato accompagnato per anni dall’attività libraria, attività, cessata nel 2004, che ha lasciato un archivio costituito da 20.000 titoli tra cataloghi di mostre, libri d’artista e riviste specialistiche pubblicati tra gli anni 60 e gli anni 80. Dal giugno 2018 il Centro Di apre Gallibreria, uno spazio dove vengono presentate mostre tematiche di libri da varie collezioni private, iniziando, in occasione dell’inaugurazione, con una mostra sui libri d’artista del proprio archivio e dell’archivio dell’artista Maurizio Nannucci. Nel 2018 ha ideato una nuova collana dedicata all’Italia, ‘XXI. Guide d’artista’, insieme ai curatori Alberto Salvadori e Giacomo Zaganelli. Sono inoltre edite dal Centro Di le riviste ‘Prospettiva’, in collaborazione con le Università di Siena e di Napoli; ‘OPD Restauro’, il bollettino annuale dell’Opificio delle Pietre Dure’; ‘Mitteilungen des kunsthistorischen Institutes in Florenz’ a cura dell’Istituto Germanico di Storia dell’Arte di Firenze; e ‘Rivista di Storia della Miniatura’, pubblicazione annuale dell’omonima Società Internazionale.

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