San Jacopino in bicicletta – Grand Tour
Il quartiere di San Jacopino: una storia da non dimenticare.
Iacopo Braca e Francesco Gori ci svelano la vera natura del quartiere.
Il Grand Tour in bicicletta racconta la storia ormai dimenticata dei quartieri di Firenze in modo interattivo e divertente. Il viaggio nel quartiere di San Iacopino ci parla di comunità, resistenza e quotidianità.
Si parte dall’edificio 9 di Manifattura Tabacchi, ora B9, al 33 di via delle Cascine. Ha un suo ingresso perchè era anche un deposito fiscale. Ci venivano stipati i prodotti finiti della Manifattura, alcuni non venivano messi in vendita in Italia, tipo le sigarette fosforescenti per il Giappone, altri erano legati al monopolio di stato, tipo le montagne di gratta e vinci. Da qui partiva anche il treno privato della Manifattura, che era collegato alla rete ferroviaria. Il deposito fungeva anche da magazzino per beni sequestrati dalla finanza che poi dovevano essere distrutti, ma alle volte succedeva che i dipendenti indossassero tutti gli stessi calzini dai colori assurdi dell’ultimo camion sequestrato. La Manifattura Tabacchi non era solo un industria ma era una comunità, coesa all’interno e collegata all’esterno con il suo treno e i suoi camion.
Si riparte sulle note di Piero Pelù Viaggio.
Proprio di fronte a B9 c’è la seconda tappa: il DLF, il dopolavoro ferroviario, che è stato il primo e più importante dopolavoro per il numero di aderenti e per la dimensione della sua organizzazione. Grazie a questo spazio i ferrovieri, che facevano un lavoro logorante e lontano da casa, avevano la possibilità di ritrovarsi e di vivere, insieme alle loro famiglie, esperienze nuove e originali, fatte di incontri con persone diverse, di attività sportive e culturali e di prime forme di turismo organizzato.
Nel difficile periodo del dopoguerra, della ricostruzione delle ferrovie e del Paese intero, la voglia di partecipazione e di novità fece fiorire attività che confermarono il Dopolavoro dei ferrovieri come la più importante organizzazione del tempo libero: una vera e propria comunità, viva e stabile.
Pedalando sulla musica Simone Cristicchi Sul Treno e Franco Battiato J’entends siffler le train, dall’album Fleurs, si arriva al “Casone”, dove Agapito Malteni Il Ferroviere di Rino Gaetano fa da colonna sonora.
Il Casone è un fabbricato che occupa un intero isolato, delimitato da via Petrella, via Mercadante, via Rinuccini e via Ponchielli. Attraverso due cancelli, si accede al grande cortile sul quale si affacciano dieci scale che portano ai duecento appartamenti ripartiti su cinque piani, riservati fino a dopo la seconda guerra mondiale ai dipendenti delle ferrovie. Oggi si direbbe che è un grande condominio, ma all’epoca era molto di più: un villaggio nella città.
Alcuni locali al piano terreno ospitavano l’asilo nido e durante la seconda guerra mondiale divennero il pronto soccorso e la mensa dove i partigiani si riunivano per consumare il rancio. Nel Casone prese forma un’organizzazione antifascista, divenendo presto il nucleo dei movimenti partigiani clandestini della zona, il quartiere delle Cascine. L’edificio si contrapponeva alla Manifattura Tabacchi occupata dai tedeschi.
I combattenti del Casone si trovarono al centro di diversi scontri dove persero la vita quattro membri, una targa all’ingresso dell’edificio ne ricorda i nomi: Enrico Rigacci caduto nel parco di Villa Demidoff, Alberto Casini, Luigi Svelto e Achille Di Carlo.
La quarta tappa è il vecchio Cinema Azzurri, chiamato così perché i cadetti dell’aeronautica ci andavano il sabato pomeriggio o la domenica per godersi un po’ di svago. Forse non tutti sanno che la tradizione cinematografica di Firenze è sempre stata all’avanguardia, già nel 1908 contava quasi una ventina di cinematografi.
Con la musica di Yellow Submarine dei Beatles e ricordando l’alluvione si arriva a la “Mossa”.
Via del Ponte alle Mosse che si estende dal piazzale di Porta al Prato a Piazza Puccini deve il proprio nome alla “mossa” (partenza) della corsa dei barberi, che ha origini medievali e si svolgeva tradizionalmente il 24 giugno, attraversando tutta la città, ed era molto seguita dai nobili fiorentini. Con un sistema di fumi colorati e di messaggeri con specchi, appostati sui tetti e campanili cittadini, la notizia del vincitore poteva arrivare immediatamente al Granduca nella tribuna in via il Prato.
Il tour continua a ritmo de La mossa del Giaguaro del Piotta e Mossa Mossa Eu se te pego di Michel Telo.
Arrivando in via Bellini si trova il Circolo Pescetti, che riunisce in sé tante comunità differenti: cinesi, italiani, cingalesi, peruviani, inglesi. Ogni anno il presidente dello Sri Lanka si collega per festeggiare con la sua comunità la festa nazionale il 4 febbraio, che viene fatta all’interno del circolo. Un mondo che si incontra al Pescetti, una comunità che riunisce comunità. Giuseppe Pescetti è stato il primo deputato socialista toscano strenuo sostenitore della cultura quale mezzo di riscatto sociale.
Nel 1921 in via Bellini venne anche costruito il primo campo da calcio della Fiorentina e infatti il tour riparte sulle note dell’Inno della Fiorentina. Il viaggio prosegue e si continua a pedalare con Treno di Lucio Dalla .
“La rotonda, il nostro giro di boa
Tornare indietro la fine del Viaggio e tornare a casa
I commercianti
La statua
Il palazzo dai mille volti
Ricordi del vecchio quartiere”
(G. Pratesi)
La Piazza di San Jacopino è il giro di boa, il punto in cui inizia il viaggio di ritorno.
La piazza prende il nome dalla chiesa di San Jacopo in Polverosa, detta San Jacopino, per distinguerla dalle altre chiese del centro. Adesso la chiesa non esiste più, è caduta sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale, il suo nome lo ha preso una chiesa già esistente in via Benedetto Marcello.
In piazza c’è il biciclettaio Giuseppe che spiega come si sceglie una bici:
“Sai dove metterla? Gli attrezzi che ti porti dietro? Guanti Caschetto e lucchetto? Quanto km fai? La usi tutti i giorni?”
La statua della piazza di San Jcopino è Fiorenza, l’ultima creazione dell’artista Giampaolo Talani, donata alla città grazie alla Banca Cambiano. Realizzata in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa, è alta 3 metri e pesa 5 quintali.
“Fiorenza è rappresentata al femminile perché per me Firenze è come una donna, bella, sicura, fiera e intelligente” dice Talani.
La colonna sonora per Fiorenza è l’Inno alla gioia di Beethoven.
Il giro in bici approda al giardino di San Jacopino, dal 2012 apre tutti i giorni grazie all’attività di diverse famiglie di volontari. Periodicamente l’Associazione si occupa della manutenzione del verde: dall’acquisto degli attrezzi per il giardinaggio e all’annaffiatura. Dal 2012 sono state piantate circa 73 piante. Sal 2014 i ragazzi e le ragazze della scuola media inferiore Verdi vengono suddivisi in squadre, ognuna adotta uno o più alberi, imparano a riconoscerli e fanno ricerche sui miti ad essi legati. Il giardino è un esempio di comunità ancora viva e in divenire che fa bene al quartiere e alla città.
Con I ragazzi della via Gluck di Adriano Celentano il gruppo riprende il viaggio verso le ultime tappe e quindi alla conclusione del tour, che ritorna al punto di partenza: Manifattura Tabacchi.
A questo punto il tour è una comunità, si è creata una rete relazionale che prima non esisteva. Dulcis in fundo arriva la storia di Alessandro, il guardiano del faro. La persona che con la sua fantasia e la sua creatività ha continuato a mantenere viva la Manifattura.
Alessandro aveva scoperto che nel building 9 vi era una bella acustica e quindi ha iniziato a giocare e divertirsi con gli spazi facendo riverberare la sua voce.
Oggi le comunità sono attraverso la rete, ma non devono restare solo online, devono vivere e far rivivere i luoghi e le loro storie, per questo iniziative come il Grand Tour sono così importanti per la città e le persone che la vivono.