Mostra | Even if words appear in clearly divergent places they can be at one time

Even if words appear in clearly divergent places they can be at one time con l’artista visiva Valentina De Zanche e il collettivo Pessima fondato da Simona Coltello e Marte Gastaldello.

 

curato da SPECIFIC

 

La mostra è visitabile, fino al 31 luglio, mercoledì, venerdì e domenica dalle 15.00 alle 20.00, giovedì dalle 15.00 alle 22.00 e sabato dalle 11.00 alle 22.00.
Il giovedì sarà possibile effettuare visite guidate con le mediatrici culturali.

 

L’attuale assetto dell’esposizione comprende le opere Tiny Tears e Microphones di Valentina de Zanche, mentre non è più fruibile l’opera site-specific No room for effortless conversations di PESSIMA, attualmente esposta a BASE Milano.

Giovedì 16 maggio Manifattura Tabacchi inaugura nuovi progetti dedicati alla cultura e all’arte contemporanea.

L’edificio B11 ospiterà la mostra-evento Even if words appear in clearly divergent places they can be at one time con protagonisti Valentina De Zanche e Pessima curato da SPECIFIC.

L’opera site-specific No Room for Effortless Conversations è di Simona Coltello e Marte Gastaldello.
L’intervento parte da una riflessione sul significato di bandiera come oggetto capace di veicolare un’identità, al tempo stesso personale e collettiva.
Nel confrontarsi con questo meccanismo, Simona e Marte hanno creato un proprio linguaggio a partire da quello usato nei manifesti che si trovano all’entrata di spazi collettivi, club e altri centri della comunità a cui appartengono.
Si tratta di un codice ben definito, che si utilizza per comunicare a chi attraversa che si sta entrando in uno spazio sicuro, in cui la propria identità non verrà messa in dubbio o in discussione.
Questo linguaggio viene preso e portato al di fuori del suo contesto, astratto fino ad arrivare a una forma di bandiera grafica che, in contrasto visivo con ciò che l’ha ispirato, non ha nessun segno personale ed emotivo se non quello espresso dalle parole in sé.
Il discorso qui si limita ad occupare uno spazio, non vuole imporsi e non chiede di venire spiegato; non deve per forza essere compreso, ma, parlando direttamente a chi lo osserva, si può facilmente cogliere con un piccolo sforzo. Nel restituire una traccia del proprio passaggio, Marte e Simona vogliono quindi consegnare all’edificio uno sguardo nel loro microcosmo: il segno di un corpo collettivo che si sente al sicuro nella sua esistenza.