7-14 settembre
dalle 18:00 a mezzanotte
Art on Earth è inserita all’interno del festival di Manifattura Tabacchi God is Green, che esplora e approfondisce temi come arte, piante, cibo, clima e DNA per rileggere il rapporto uomo-natura.
Gli spazi espositivi saranno aperti da sabato 7 settembre a sabato 14 settembre con orario 18:00-00:00, l’installazione di Nyman sarà visitabile gratuitamente da domenica 8 settembre.
Art on Earth
La mostra di God is Green 2019
Da una dimensione introspettiva fino ai confini dell’universo. La mostra Art on Earth presenta le opere di Mychael Nyman, Andrea Cavallari, Nancy Burson, Giovanni Vetere e Matteo Pasin, allestite in un percorso che dal seminterrato di B8 di Manifattura Tabacchi arriva fino al sottotetto di B9. Attraversando 3 spazi espositivi – Human, Earth e Starway – Art on Earth invita lo spettatore a riflettere sul rapporto Uomo – Natura.
All’interno di Art on Earth sarà presentata, in co-produzione con Firenze Suona Contemporanea, la performance in anteprima mondiale di Michael Nyman Nyman’s Earthquakes che inaugura l’omonima installazione ospitata nello spazio Earth. La performance si terrà il 7 settembre alle 21:30, sarà possibile acquistare il biglietto dalle 19:00 presso la biglietteria del festival o in prevendita su TicketOne.
Biglietti world premiere Nyman's Earthquakes
Human
Lo spazio Human, con le opere scultoree DNA has no Color di Nancy Burson e Culture should be our DNA di Andrea Cavallari, invita a riflettere sulla dimensione prettamente umana, su ciò che ci rende individui e parte della specie Homo sapiens.
Earth
Nello spazio Earth attraverso la video installazione di Michael Nyman, uno dei massimi compositori viventi, si allargherà il campo visivo verso una visione globale, che parla della Terra e dei suoi moti, dove l’uomo non ha potere.
Sabato 7 settembre, in anteprima mondiale, la video installazione Nyman’s Earthquakes sarà sonorizzata live dallo stesso Nyman la sera del 7 settembre.
Starway
Guarda il video
Il viaggio prosegue percorrendo Starway verso il sottotetto di B9. Dalle profondità degli oceani con l’opera di Giovanni Vetere, Colonizing the ocean is not an easy task, si raggiunge Tokyo per una passeggiata a piedi nudi sul suolo colonizzato dall’uomo con Tokyo Aruku di Andrea Cavallari. Allargando ancora la prospettiva si continua verso l’opera di Matteo Pasin Weltanschauung – il mondo come volontà di rappresentazione, immagini aeree che raccontano la percezione dell’artista, tra tecnologia e arte, virtuale e reale; una riflessione sull’influenza che l’enorme flusso di informazioni e di immagini genera nella realtà quotidiana. L’ultima tappa guarda da lontano la Terra, come fosse un’entità aliena: è il video Zoom out from Garching to the Universe della European Southern Observatory che restituisce un estratto di immagini satellitari che parlano dell’universo e delle sue dimensioni, difficili anche solo da pensare.
Nancy Burson
BIO
Nancy Burson è un’artista e fotografa di fama internazionale, le sue opere sono esposte in musei e gallerie di tutto il mondo.
Combinando arte e innovazione ha sfidato la ‘verità fotografica’ prima della nascita della manipolazione digitale. È conosciuta per il suo lavoro pionieristico nelle tecnologie di morphing che invecchiando il volto umano consentono alle forze dell’ordine di individuare le persone scomparse anche a distanza di anni. La sua Human Race Machine è ancora utilizzata in ambito educativo e sociale per fornire agli spettatori l’esperienza visiva di far parte di un’altra razza.
DNA HAS NO COLOR, A Sculpture
2019
vetro / glass
Opera prodotta con il contributo della Fondazione Berengo
“Gli scienziati lo vedono come traslucido, anche se a volte può apparire biancastro a causa delle impurità nei campioni. Con la ripresa del razzismo oggi, DNA has no Color è un messaggio emblematico. La razza è semplicemente un costrutto sociale che non ha nulla a che fare con la genetica. Siamo tutti una razza, quella umana e tutto il DNA umano è incolore.
Nel 2000, ho realizzato un progetto per Creative Time che ha accompagnato una mostra collettiva che esplora il DNA. Originariamente commissionato da Zaha Hadid per il Millenium Dome di Londra, ho mostrato la Human Race Machine in cui gli spettatori potevano vedere come sarebbero sembrati una razza diversa. Accompagnando la mostra, Creative Time ha commissionato un cartellone a Canal e Church Street che diceva There’s No Gene For Race (non c’è gene per la razza). Considero il messaggio DNA has no Color di queste sculture un aggiornamento di quello stesso concetto. La razza è solo un costrutto sociale che non ha nulla a che fare con la scienza dei geni. In effetti, il nostro DNA è trasparente, anche se può essere visto come un materiale nebuloso e biancastro. Con la crescente tendenza al razzismo di oggi, DNA has no Color è un messaggio ancora più emblematico di There’s No Gene For Race che è stato quasi vent’anni fa.”
Nancy Burson
andrea cavallari
Bio
Andrea Cavallari è un artista visivo e compositore di musica d’avanguardia. La sua pratica visiva è principalmente espressa da installazioni che combinano elementi sonori e visivi. I suoi lavori recenti esplorano la natura profonda del suono, mentre le sue composizioni spesso riflettono e prendono ispirazione dal mondo visivo, traducendo le immagini in suoni. Le sue opere si possono considerare in linea con la nuova complessità, dove i limiti tecnici ed espressivi degli interpreti sono spesso spinti all’estremo.
Andrea Cavallari ha studiato pianoforte, composizione, etnomusicologia, direzione d’orchestra e pittura. Dopo essersi diplomato in pianoforte, si è perfezionato in composizione con Franco Donatoni, per poi proseguire gli studi di arte e pittura.
Culture should be our DNA
2019
A sound and visual installation
libri, caolino, corde, elettronica
L’opera di Cavallari indaga la relazione tra DNA e cultura, tra il codice genetico, che determina il funzionamento ogni essere vivente, e quel codice prettamente umano che invece determina le relazioni e le strutture sociali.
Ciascun essere umano ha nel proprio corpo abbastanza DNA per collegare la Terra al Sole (circa 150 milioni di chilometri). Recentemente è stato scoperto un patrimonio genetico non ereditario capace di influenzare numerosi aspetti della vita di un individuo: la cultura è uno di questi aspetti. Geni e cultura infatti formano un insieme detto ‘cultura genetica’ che differenzia l’essere umano dagli altri esseri viventi.
Identificare le varianti che contribuiscono alla cultura può essere un passo avanti importante per comprendere come funziona il nostro cervello e capire cosa ci rende umani – spiega Kari Stefansson, neurologo e CEO della società biofarmaceutica deCODE.
Una paradossale formula che ponesse in relazione il DNA con la cultura vedrebbe quest’ultima contenere tutte le informazioni genetiche per definire e far funzionare una struttura sociale. Il DNA come rappresentazione dell’individuo, la Cultura come espansione macrocosmica dell’organismo simbolico determinato da tutti gli esseri viventi: in sostanza, l’unica possibilità di salvezza per il genere umano.
Tokyo Aruku
2016
video, 4h35’
La video installazione Tokyo Aruku è una sezione del più ampio progetto Si pudiera volver a vivir… (Se potessi vivere di nuovo…) composto da un video non stop di 24 ore girato nei 5 continenti e mostrato in tempo reale. Il titolo del progetto è tratto dalla citazione di Jorges Louis Borges “Si pudiera volver a vivir comenzar’a andar descalzo a a primavera s’ primavera y sque s’ scalzo hasta concluir el otoo” (Se potessi vivere di nuovo, inizierei a camminare a piedi nudi dall’inizio di aprile fino alla fine dell’autunno). Con l’opera Tokyo Aruku l’artista vuole far riflettere sull’inquinamento acustico della città rispetto ai suoni presenti in natura e sul significato del testamento intellettuale lasciato da Borges.
Michael Nyman
bio
Michael Nyman è senza dubbio uno dei compositori più famosi e innovativi del Regno Unito. La sua reputazione si fonda sulla notevole quantità di lavori scritti per un’ampia varietà di ensemble, non solo per la sua band, ma anche per orchestre sinfoniche, cori e quartetti d’archi. Oltre alla sua prolifica produzione come compositore, Nyman è anche direttore d’orchestra, pianista, scrittore, musicologo, fotografo e regista: la sua irrequieta creatività e la sua poliedrica carriera lo rendono una delle figure più dinamiche e influenti della cultura contemporanea.
Nyman's earthquakes
world premiere
2019
video istallazione e performance
Editor: Max Pugh
Direzione tecnica: Michele Greco
“Nyman’s Earthquakes è un film, più o meno iniziato nell’ombra di War Work: 8 songs with film (2014-2018), in cui esploro le mie relazioni con una serie di terremotiin cui sono stato coinvolto, in qualche modo: o come spettatore televisivo (Skopje, 1967 o Belice, 1968); o dove potrebbero essere stati coinvolti amici (Città del Messico, 1985); oppure dove mi è stato chiesto di scrivere una colonna sonora per un documentario (Armenia, 1968) o per i documentari di Eisenstein di Oaxaca (1931); o anche dove ho prodotto un documentario (Kobe, 1995) o dove avevo organizzato concerti per raccogliere fondi per aiutare le vittime del terremoto (Gujerat, 2004, Central Italy, 2016).
Città del Messico, 15 settembre 2017 è stato il primo e unico terremoto in cui sono stato costretto a partecipare.
Diversi tipi di materiali trovati, osservati e appena filmati sono combinati con una colonna sonora di musica che ho composto ed è stata anche in gran parte connessa con gli eventi del terremoto.”
Michael Nyman
Giovanni Vetere
bio
Giovanni Vetere è un artista e un performer. Laureato al Camberwell College of Arts nel 2018, ha iniziato il suo viaggio artistico attraverso la fotografia e la scultura per arrivare alla performance come mezzo espressivo.
Vetere cerca di comprendere il rapporto tra i 3 elementi attivi che costituiscono l’arte performativa: spazio, pubblico e performer. Attraverso la sua l’interazione con l’acqua riflette sul rapporto controverso che il corpo umano ha con il mare e cerca di comprendere gli effetti che l’acqua produce su di esso, non solo come risposta fisica, ma anche come generatore di significato e simbolismo. La nascita della vita e le sue fasi sono strettamente legate all’acqua, fin dall’utero materno e, in modo ancora più ancestrale, all’origine della vita sulla Terra. Nel 2017 Giovanni Vetere ha vinto il premio Lorenzo Il Magnifico alla Biennale di Firenze nella categoria Performance Art.
Colonizing the ocean is not an easy task
2019
Single channel video, 1’59’’
Isole Poros, Grecia
In collaborazione con Forlane Studio 6
Colonising the Ocean is not an easy task si inserisce all’interno della tematica del festival partendo da uno spunto tanto essenziale quanto profondo: se l’acqua è l’elemento da cui la vita trae origine, può essere anche l’elemento che le permetterà di continuare a esistere sulla Terra? Con questo progetto realizzato nelle isole Poros in Grecia, Giovanni Vetere, in collaborazione con l’idrofemminista Astrida Neimanis, esplora le possibilità di un’ipotetica dimora dell’uomo sott’acqua, studiandone reazione e comportamento. Distanziandosi dall’idea occidentale, e a oggi ancora difficilmente realizzabile, di una possibile esistenza su Marte, l’artista abbraccia una visione che mira a ricongiungere l’essere umano con la natura, ponendolo in un ruolo di maggiore responsabilità nei confronti del mondo che lo appartiene.
Matteo Pasin
bio
Matteo Pasin è un fotografo e videoartista che vive e lavora a Milano. Nel 2011 si laurea all’Università Ca’ Foscari di Venezia in Filosofia, studia Fotografia al Cfp Bauer di Milano concludendo gli studi con uno stage allo Studio Armin Linke a Berlino. Come membro del collettivo Dirtmor cura concerti, performance e proiezioni a Treviso. Nel 2012 è selezionato per un anno di residenza alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Ha preso parte a numerosi festival e mostre collettive sia in Italia che all’estero.
La sua ricerca artistica riflette approfonditamente sull’uso della tecnologia e se che tipo di cambiamenti quest’ultima ha creato nella percezione della realtà.
Weltanschauung - Il mondo come volontà di rappresentazione
2016
video, 5’50’’
“I nostri vecchi continenti si cancellano davanti all’immaterialità dei telecontinenti costituita dai flussi incessanti di dati”
Paul Virilio
“L’eccesso di rappresentazione della superficie terrestre porta ad una deterritorializzazione telematica generale che sovrasta e cancella l’orografia e le frontiere, i confini nazionali e quelli naturali. Così sopra la biosfera si è dispiegata l’infosfera: il nuovo paesaggio digitale e virtuale attraversato dalle autostrade dell’informazione in cui scorre innanzitutto un oceano di immagini che va a sommergere ogni angolo del globo.”
Matteo Pasin
“Se un tempo esistevano immagini nel mondo, oggi esiste il mondo nell’immagine, o meglio: il mondo come una parete di immagini che senza sosta cattura il nostro sguardo, senza sosta copre il mondo.”
Gunther Anders
Weltanschauung è un progetto diviso in tre capitoli che prendono in prestito materiali visivi da Google Earth e li elaborano gradualmente attraverso tecniche digitali e distorsioni per evidenziare l’importanza della tecnologia nella moderna rappresentazione delle immagini e della realtà. La visione di Pasin si spinge fino a riflessioni sulla natura dei confini imposti dall’uomo e quelli invece rielaborati grazie alle immagini virtuali.
Il mondo come volontà di rappresentazione è il primo capitolo. Dal 2001 le immagini satellitari di Google si accumulano e si stratificano, attraverso la loro ricomposizione Pasin rappresenta la superficie della Terra, restituendo una visione del mondo che si sovrappone alla realtà, cancellando le frontiere e le distanze e ridisegnando l’orografia del territorio. Attraverso la rete informatica si diffonde un paesaggio digitale di immagini sincronizzate, che compongono una realtà alternativa capace di racchiudere il mondo intero.
European Southern Observatory
L’European Southern Observatory (ESO) è la principale organizzazione intergovernativa di Astronomia in Europa e l’osservatorio astronomico più produttivo al mondo.
La missione principale dell’ESO è di fornire strutture di ricerca all’avanguardia ad astronomi e astrofisici, permettendo loro di svolgere la loro ricerca nelle migliori condizioni possibili. ESO ha costruito e gestisce una serie di telescopi astronomici terrestri tra i più potenti al mondo, che consentono importanti scoperte scientifiche e che si offrono numerose possibili applicazioni.
Zoom out from Garching to the Universe
2018
video, 4’12’’
Music: Monolake
Uno zoom out che parte dal quartier generale dell’European Southern Observatory (ESO), a Garching in Germania, e rapidamente si allarga, la Terra diventa solo una piccola sfera che si allontana dal campo visivo e poi sparisce oltre la Via Lattea. Si arriva dove le galassie sono solo punti di luce, ai confini dell’universo. Una visione che ci aliena dalla dimensione antropocentrica, una riflessione sulle reali dimensioni di ciò che conosciamo.
Il video fa parte delle mostra itinerante Our Place in Space ideata da ESO, Space Engine, Luís Calçada con la musica di Monolake.