Green Lab: intervista all’agronomo Andrea Battiata
Noi tutti sappiamo cos’è un orto, ma quanti di noi saprebbero dare la giusta definizione di ortobioattivo? Ce lo spiega e si racconta, Andrea Battiata, l’agronomo che ha portato a Firenze questa nuova sfida, superata a pieni voti, dell’agricoltura.
Chi sei e in cosa consiste esattamente il tuo lavoro?
Mi chiamo Andrea Battiata e sono l’agronomo dell’ortobioattivo. Questo significa aver implementato un sistema di coltivazione naturale che fa un passo avanti oltre il biologico. Quindi, rispetto al biologico, che è la base, non si usano nemmeno alcuni preparati che sono previsti in quel tipo di agricoltura.
Questo avviene grazie a un principio, che è quello di costruire un orto come se fosse un bosco. Nel bosco nessuno va a zappare la terra, a dare concime, eccetera. Allora noi abbiamo “copiato” il bosco con lo stesso principio biologico. Il risultato è interessante perché, nell’ortobioattivo, le piante non si ammalano e sono più gustose e questo significa che hanno molti più nutrienti al loro interno. Questo è stato il nostro obiettivo: avere i nutrienti da piante che esprimono il loro potenziale genetico.
Cosa ti ha spinto a intraprendere questa strada?
Questa è una storia interessante. Io ho fatto e faccio l’agronomo ma ho fatto tante altre cose, perché l’agricoltura è tante cose. Ho allevato animali, ho coltivato anche cerali come grano, mais e così via. Poi, a un certo punto della mia vita, una decina di anni fa, sono diventato vegetariano. A quel punto mangiavo insalate comprate da mia moglie al supermercato e pensavo che essere vegetariani fosse un problema perché quello che mangiavo era senza sapore e sembrava di plastica. Allora, dopo diverse mie lamentele, mia moglie mi disse “hai girato mezzo mondo e fatto molte esperienze, è così difficile fare da solo delle buone insalate?”.
Così è iniziata la storia dell’ortobioattivo: volendo farmi da solo il mio cibo.
Oggi sei qui con noi per il Green Lab Semi e Radici. Cosa pensi di questa iniziativa di laboratori gratuiti per adulti e bambini all’interno della Manifattura?
La risposta dei bambini di oggi è entusiasmante. Hanno assaggiato a crudo, senza nemmeno averle lavate, tutte le verdure. Nessuno si è tirato indietro. Questa è una soddisfazione.
Molti genitori ci dicono che i bambini non mangiano ortaggi. Qui, oggi, hanno assaggiato cavoli, finocchi, bietole, radicchio ed erano entusiasti. Anzi, mi chiedevano addirittura il bis e il tris.
Un laboratorio così, per bambini motivati, è gratificante per loro e per noi. Anche la comunicazione che io utilizzo è appropriata alla loro età e per ciò che penso si aspettino. Infatti per esempio oggi abbiamo disegnato gli ortaggi, li abbiamo colorati e poi assaggiati.
Più in generale, cosa pensi della Manifattura Tabacchi? Cosa può offrire questo spazio alla gente all’interno, e non solo, del tuo settore?
Il fatto che Manifattura abbia scelto come prima cosa di fare un orto, connota che è ha cuore l’ambiente, l’ecologia e il cibo buono.
La Manifattura vuole trasmettere un messaggio ecologico, di ambiente pulito e sano. E questo è molto chiaro alle persone. La gente è curiosa, si interroga su questo orto e ci telefona per sapere perché lo abbiamo fatto qui.
Al di fuori del mio ambito, la Manifattura è un grande progetto che proietta Firenze in una dimensione molto avanzata. Per quello che ho visto e seguito, questo sarà un luogo d’eccezione per questa città, in cui non si parlerà solo dei monumenti, del Rinascimento, della cupola del Brunelleschi, ma anche di qualcosa di più attuale. Se ci attacchiamo sempre al passato, non vedremo mai il futuro.
Come descriveresti la presenza dell’orto in città? Qual è il suo ruolo e quali sono i possibili miglioramenti?
Parlando di orto in città, il Comune di Firenze ha scelto Ortobioattivo per organizzare una giornata, al Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, per parlare di agricoltura urbana.
Oggi si tocca con mano la voglia delle persone di capire cosa stanno mangiando; molti vogliono anche capire se da soli possono farsi il proprio orto, seppur piccolo.
E’ un’esigenza palpabile. Certo, non stiamo parlando del 100% della popolazione, ma di una fetta molto consistente. Anche perché, dal mio punto di vista, molti non la esprimono perché non sanno da dove iniziare. Vedere un orto così alla Manifattura fa capire che sono cose possibili, ne è la dimostrazione.
Salutiamo Andrea Battiata con un suo motto: l’orto vuole l’uomo vivo. Prima si diceva “l’orto vuole l’uomo morto”. Ma non è così! Perché l’orto dà all’uomo cose buone da mangiare, non artefatte. Inoltre, tutti dicono che il movimento è una delle cose che abbiamo perso nelle città tra ascensore, macchine, tram e così via. Ecco, un’attività fatta nell’orto ti fa muovere in modo tranquillo con una soddisfazione pazzesca. Quindi questo motto possiede tanti sensi e viva l’ortobioattivo!