Art On Earth

Art On Earth

Dal 7 al 14 settembre, il festival God is Green presenta Art On Earth, un percorso espositivo dislocato concettualmente e fisicamente in tre momenti: Human, Earth, Starway.

Scomporre la percezione umana rispetto alla vita e alla natura per ritrovare un’armonia che nel tempo è andata perdendosi. Ambizioso? Doveroso. Ed è qui che l’arte entra in gioco.

 

Tre luoghi diversi, un unico itinerario. Art On Earth è un viaggio negli spazi ex industriali della Manifattura Tabacchi, che accompagna il visitatore attraverso le sue certezze, offrendogli spunti di riflessione sul proprio ruolo nel mondo che lo circonda e sulle sue responsabilità.

Si inizia dal basement dell’edifico B8 con la prima tappa, Human. L’uomo ha ormai il potere di modificare l’ambiente che lo circonda e, in questo panorama, la cultura, che lo differenzia dagli altri esseri viventi, diventa ciò che può indirizzare il potere che si ritrova a gestire. Nonostante questo, l’essere umano rimane un ospite di questo pianeta. Ecco allora Earth: le immagini in movimento dei terremoti si fanno memento, mentre la terra trema sotto ai simboli in cemento della presunta onnipotenza umana. L’ultima tappa è un’ascesa attraverso l’androne delle scale di B9, Starway, con un allestimento immersivo ed esperenziale, che riprende il Globe Theatre elisabettiano. L’installazione riunisce in una sequenza di video la dimensione verticale e orizzontale dell’uomo, passando dalle profondità marine, attraverso la superficie terrena, prima immediatamente percepibile, poi nella sua scomposizione digitale, fino a una visione infinitamente lontana del pianeta. Questo è il passaggio chiave: la percezione dell’uomo rispetto alla sua presenza nel mondo viene ridimensionata, mentre il suo sguardo si allarga, si distanzia dal presente.  In questo procedere si torna all’origine, e il ciclo umano di vita e morte torna in armonia con la linearità inesorabile della natura. Un assunto che proprio l’uomo sembra aver messo in crisi.

 

 

HUMAN

 

DNA Has No Color

Nancy Burson
2019
vetro

L’installazione è la traduzione in vetro di una scoperta scientifica, secondo la quale il DNA umano, apparendo traslucido al microscopio, risulta incolore. Il lavoro dell’artista utilizza quindi la scienza per far decadere il concetto di razza e, soprattutto, della sua deriva più pericolosa, il razzismo. Realizzata grazie alla collaborazione della Fondazione Berengo ed esposta in anteprima mondiale alla Manifattura Tabacchi, l’opera affronta una tematica sociale attuale e molto viva nelle menti di chi la fruisce.

Artista e fotografa di fama internazionale, non è la prima volta che Nancy Burson si cimenta con questo soggetto. L’artista, infatti, è l’inventrice della Human Race Machine, una tecnica di riconoscimento facciale che mostra come le persone apparirebbero se appartenessero a un’altra razza. Originariamente commissionata da Zaha Adid per il Millenium Dome di Londra nel 2000, la macchina è stata sfruttata anche dall’FBI per rintracciare persone scomparse da tempo, ed è stata accompagnata dalla frase “There’s no gene for race”. DNA has no color rappresenta il completamento scientifico di tale messaggio, che mostra in maniera autorevole l’illegittimità del razzismo .

Culture Should Be Our DNA

andrea cavallari
2019
installazione sonora e visiva
libri, caolino, corde, elettronica

Il lavoro mette in relazione due codici, di diversa natura, ma strettamente legati tra di loro: quello genetico e quello culturale. Ponendoli sullo stesso piano ontologico, l’artista mette in campo una provocazione, che vede paradossalmente la cultura contenere tutte le informazioni genetiche per definire e far funzionare una struttura sociale. Quasi una proposta politica, insomma, che assegna alla cultura un ruolo preponderante per la conservazione e la reiterazione del genere umano.

I lavori più recenti di Andrea Cavallari esplorano la natura profonda del suono, mentre le sue composizioni spesso riflettono e prendono ispirazione dal mondo visivo, traducendo le immagini in suono. La sua pratica si può considerare un’espressione autorevole del superamento dei limiti tecnici ed espressivi del medium artistico, che contamina a suo piacimento e con cognizione di causa in installazioni che, nella loro diversità, ritrovano in questa complessità un filo conduttore.

 

 

EARTH

Nyman's Earthquakes

Michael Nyman
2019
video installazione

In questa video installazione composta da cinque schermi, l’artista esplora le sue relazioni con una serie di terremoti in cui è stato a vario titolo coinvolto. Skopje (1967), Città del Messico (1985), Armenia (1968), Kobe (1995), sono solo alcuni dei tragici eventi con i quali Nyman si è trovato a interagire, indirettamente, come compositore di documentari o come amico delle vittime, e direttamente come partecipante. La camera si insinua tremolante tra le macerie, gli sguardi disperati e la confusione generale, mentre la melodia dai toni mescolati tra il classico e l’elettronico accompagna l’osservazione silenziosa di ciò di cui la natura è capace.

Uno dei compositori più innovativi e celebri del Regno Unito, Michael Nyman ha iniziato con WAR WORK: 8 SONGS WITH FILM (2014 – 2018), film all’interno del quale si inserisce Nyman’s Eartquakes, a interessarsi di terremoti. L’installazione, presentata in anteprima mondiale alla Manifattura Tabacchi, sarà proiettata su un solo schermo per il Milano Film Festival e aprirà gli eventi di commemorazione del terremoto de L’Aquila.

 

 

STARWAY

Colonizing the ocean is not an easy task

giovanni vetere
2019
video installazione

Realizzato nelle Isole Poros in Grecia e in collaborazione con Forlane Studio 6, il progetto esplora le possibilità da parte dell’uomo di abitare le profondità marine. Si tratta di una performance sott’acqua, durante la quale l’uomo interagisce con una possibile soluzione abitativa, indagandone caratteristiche e struttura. Distanziandosi dall’idea occidentale, e a oggi ancora difficilmente realizzabile, di una possibile esistenza su Marte, l’artista abbraccia una visione che mira a ricongiungere l’essere umano con la natura, ponendolo in un ruolo di maggiore responsabilità nei confronti del mondo che lo appartiene.

Il video completo

Artista e performer, Giovanni Vetere incentra la sua ricerca artistica sull’interazione tra acqua e corpo umano, all’interno della quale cerca di comprendere gli effetti che l’acqua ha sullo stesso, non solo come risposta fisica, ma anche come generatore di significato e simbolismo. Il mare simboleggia l’acqua, l’acqua che è presente nell’utero materno, placenta di tutte le creature esistenti, e quindi, per traslato, l’origine della vita sulla terra.

Tokyo Aruku

Andrea Cavallari
2016
video

Un video urbano girato in Giappone tra Aprile e Novembre 2017 che si compone in due sezioni: quella in alto, che rappresenta il punto di vista dello sguardo, e quella in basso, che mostra i piedi che, privi di scarpe, si abbandonano a una camminata potenzialmente infinita. L’artista con quest’opera getta una luce critica sull’inquinamento acustico della città rispetto ai suoni presenti in natura e sul significato del testamento intellettuale lasciato da Borges.

Tokyo Aruku è parte del progetto Si pudiera volver a vivir (Se potessi vivere di nuovo…), un video di 24 ore no-stop nei cinque continenti del mondo e mostrato in tempo reale. Tratto dalla citazione di Jorges Louis Borges, che il poeta ha scritto al termine della sua vita: Si pudiera volver a vivir comenzaria a andar descalzo a principios de la primavera y seguirìa descalzo hasta concluir el otono… (Se potessi vivere di nuovo, inizierei a camminare a piedi nudi dall’inizio di aprile fino alla fine dell’autunno…).

Weltanschauung - Il mondo come volontà di rappresentazione

Matteo Pasin
2016
Video

Il video – primo capitolo di una trilogia – ricompone le immagini satellitari di Google Earth che si sono accumulate e stratificate nel tempo, dal 2001 a oggi, rappresentando la superficie della Terra attraverso una visione che si sovrappone alla realtà, che cancella frontiere e distanze e ridisegna l’orografia del territorio. Tramite la rete informatica si diffonde un paesaggio digitale di immagini sincronizzate, che, per quanto reali, restituiscono un panorama astratto che si distanzia sintomaticamente dalla sua origine.

Il video completo

Fotografo e videoartista, Matteo Pasin porta avanti una ricerca che riflette approfonditamente sull’uso della tecnologia e su come quest’ultima cambi la percezione della realtà. Weltanschauung è un progetto diviso in tre parti che prendono in prestito materiali visivi da Google Earth e li elaborano gradualmente attraverso tecniche digitali e distorsioni per evidenziare l’importanza della tecnologia nella moderna rappresentazione delle immagini e della realtà. La visione di Pasin si spinge fino a riflessioni sulla natura dei confini imposti dall’uomo e quelli invece rielaborati grazie alle immagini virtuali.

Zoom Out from Garching to the universe

European Southern Observatory
2018
video

Uno zoom out che parte dal quartier generale dell’European Souther Observatory (ESO), a Garching, in Germania, rapidamente si allarga, fino a che la Terra diventa una piccola sfera blu che si allontana dal campo visivo per poi sparire oltre la Via Lattea. Il video aliena lo spettatore dalla dimensione antropocentrica, invitandolo a riflettere sulle reali dimensioni di ciò che conosciamo, o crediamo di conoscere.

il video completo

L’ESO è la principale organizzazione intergovernativa di Astronomia in Europa e l’osservatorio più produttivo al mondo. Il video è parte della mostra itinerante Our Place in Space ideata da ESO, Space Engine, Luis Calçada, con la musica di Monolake.